Alle volte gli eventi fanno sì che anche una vacanza non basti.
In pochi affrontano lo scoglio delle resistenze, dei timori e decidono di avventurarsi lo stesso in un nuovo viaggio…magari lontano. Poi accade qualcosa di magico e quella spina staccata che credevi fissata irrimediabilmente al muro.. per tanti motivi alla fine vorresti non riallacciarla mai.
Questo è stato per me il Mozambico: il viaggio nel viaggio, il bianco accecante delle spiagge che si unisce e si fonde con l’indaco delle acque; l’ebano dei volti e la trasparenza degli sguardi; l’innocenza dei sorrisi e la ruvidezza dei gesti.
Qui siamo in Africa ma non ricordatelo ai turisti.
Il continente nero, anche se io preferisco chiamarlo rainbow, è variegato più di qualsiasi coppa gelato e altrettanto buono se non irresistibile.
Ovviamente bisogna procedere per gradi: non potrete certo fare indigestione di gusti già dalla prima volta...volete mettere però il gusto autentico di una scoperta fai da te con un gelato confezionato dal sapore industriale??
Per la prima volta parto in agosto il mese delle vacanze per gli italiani in assoluto, anche se sul podio non mancano spagnoli e americani. Poi ogni meta ha i suoi aficionados e il Mozambico almeno al momento del decollo sembrava la terra promessa dei viaggiatori italiani. Dove poi siano finiti tutti si è presto capito...gli unici incontri fortuiti sono stati con due gruppi chiassosi di avventure nel mondo... per il resto la solita vergogna dei villaggi vacanze che qui in Africa sanno tanto di prigioni di cristallo.
Non fraintendetemi ognuno sceglie il tipo di vacanza che più si avvicina alle proprie esigenze ma qui dove, anche le cose scontate sono una conquista, non riesco proprio a mandar giù elettricità 24H, acqua a fiumi e banchetti di cibo stile nozze.
Il rispetto del popolo locale non è una cosa da lasciare in appendice alla propria guida turistica, e se è vero che viaggiare apre la mente ricordate di leggere le istruzioni!!!
quando penso al blackcontinent, credo di condividere questi tuoi punti di vista, anche se io ho visto, all'epoca, un pezzo di africa assai diverso da questo, un pezzo comunque non raggiunto dalla massificazione turistica(ne' allora, ne', a maggior ragione, ora). metti anche altre foto,se puoi, così le guardo. graz
RispondiEliminainteressante...di dove stiamo parlando? adoro le zone autentiche dell'africa quelle che ne nascondono tutta la potenza ed intensità. Respirare questa essenza è un rigenerarsi senza pari.ciao Harry
RispondiEliminascusa Arthur ti avevo scambiato per un altro flaneur...meno male che i flaneurs senza frontiere non sono ancora una specie in via di estinzione.Di quale periodo stiamo parlando?sono curiosa...(scusa i puntini mi hanno consigliato di far pratica)
RispondiEliminale uniche frontiere sono nella zucca! è questo il vero problema. comunque stiamo parlando di un paio di anni fa, cioè 3, quando arthur morgenstein, cioè io, scappò di casa come un vero hobo e capitò nella allora non martoriata tarabulus. a far che? mi dirai( la domanda era necessaria per inserire l'obbligato punto interrogativo). a far che, dunque? te lo dirò su twitter, che qui mi vergogno un poco. oppure non te lo dirò mai. devo ancora decidere.
RispondiEliminanon importa quali siano le ragioni che portano ad un viaggio, ad un'esperienza. Alle volte motivi futuli spingono lontano alle volte celano molto di più e rispondono a bisogni molto più profondi.
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ahimè di frontiere oltre che nella zucca, molti anzi troppi ce l'hanno in molti altri posti :)
non intendo a quali posti tu ti riferisca. era comunque un bisogno, all'epoca, anzi una necessaria necessità, di far appunto prender aria alla suddetta zucca. poi come è capitato sovente in queste ultimi decadi, il proposito si è immalinconito nell'ennesimo fallimento. ma mi dicono che non bisogna mai citare suddetta parola se vuoi fare strade nella vita, tranne quando la usi per vampireschi atti erotici. mio dio, mi stanno controllando anche l'alfabeto.
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